La panoramica parte iniziale del Zengion.

Il richiamo dell'abisso: Il Zengion del Col Pizzon

— E se metti male un piede, cosa fai?

— Un cratere, suppongo.

Mentre ripenso al discorso con mia madre la sera prima, striscio centimetro dopo centimetro lungo l’esile scampolo d’erba secca che mi separa dalla Val Pegolera qualche centinaio di metri più in basso. È il passaggio chiave del Zengion: un arditissimo passo del gatto da affrontare carponi sotto la parete strapiombante, la cengia – già ostica e pericolosa nel complesso – ridotta a misera cornice su un baratro di loppe verticali. Abbiamo una corda, ma in mancanza di un ancoraggio solido non servirebbe a nulla: qui contano solo il piede fermo e il sangue freddo. Mi rialzo in piedi, sorrido a Michele che sta filmando. Sono passato.

I selvaggi dirupi boscosi attraverso i quali si sviluppa il percorso, visti dal Pizzocco, 11/12/2016

Tra i monti di cacciatori, pastori e fuggitivi: La Cengia dei Contrabbandieri

Gli inospitali Monti del Sole sono solcati da più cenge di quante se ne possano percorrere in una vita intera; alcune di interesse puramente alpinistico o paesaggistico, altre invece che attirano per il loro legame con vicende storiche e con la quotidianità della dura vita nei monti di un tempo. A quest’ultima categoria appartiene la Cengia dei Contrabbandieri, che taglia gli intricati dirupi a sud-ovest del Tornon di Peralora. Un tempo rischioso passaggio di cacciatori e partigiani, dopo la creazione del Lago del Mis è rimasto il più diretto collegamento tra Casera Nusieda e Casera Nandrina, e da lì verso la zona di Gena Alta. Si tratta comunque di una traversata lunga e avventurosa, in cui l’orientamento preoccupa più dell’esposizione in sé, che pure è notevole in alcuni tratti.

L'alta Val Sófia

Primo contatto con i Monti del Sole: Forcella Zana per la Val Sófia, 1670 m

Arrivano i primi giorni di freddo a imbiancare le cime più alte delle Dolomiti, segnalando l’ inizio del periodo più propizio per l’ esplorazione di un gruppo montuoso che mi affascina da tempo: i selvaggi Monti del Sole dell’ Agordino. Cime basse e semisconosciute, orrendamente selvagge e dirupate, frequentate da pochi amanti del genere che affrontano dislivelli brutali, orde di zecche e difficoltà spesso al limite dell’ alpinismo per esplorare le cenge e le forre di cui la zona è ricca. Come meta di questa prima incursione, mi serve qualcosa di relativamente facile – nei Monti del Sole non esiste nessun percorso davvero facile – e che mi permetta di osservare dal vivo un buon numero di cime, valli e forcelle per poter interpretare più facilmente le mappe e le indicazioni per i miei vagabondaggi futuri. La scelta cade su Forcella Zana.