Il repulsivo versante sud-ovest del monte, dove corre la via normale.

Alle montagne della follia: Sass de Mel 2075 m

Quando ho visto per la prima volta il Sass de Mel ne sono subito rimasto affascinato, un enorme macigno apparentemente inespugnabile, custodito ovunque da pareti di roccia friabile e dirupi di erba verticale difficilmente proteggibili. L’unico punto debole, la parete che precipita su Forcella Caneva, una sequenza enigmatica di esili cengette e ripidissimi canali di rocce inerbate che permette di guadagnare i prati sospesi che scendono dalla vetta. La difficoltà tecnica è moderata, concentrata principalmente in pochi metri di II grado, ma è esacerbata dal terreno infido e dall’esposizione costante che non concede tregua per buona parte della salita.

Ogni volta che mi avventuravo nella foresta di Cajada il Sass de Mel era lì davanti ai miei occhi, una sfida che ancora non osavo raccogliere. Arriva l’ultimo finesettimana di settembre, forse l’ultimo utile prima che arrivi la neve; forte dell’esperienza di due anni passati a ravanare dietro ai camosci tra le Dolomiti Bellunesi e quelle friulane mi decido a tentare la salita: se non sono pronto adesso non lo sarò mai.