Cima della Gardesana da Le Forzelète

Monti solitari e malinconia autunnale: Cima della Gardesana, 2446 m

03/10/2016

È il penultimo giorno prima dell’ inizio nel nuovo anno accademico, una gran bella giornata anche se decisamente fredda per il periodo, e sarebbe un peccato sprecarla. Annullati i piani di passare questi ultimi due giorni sugli Spiz di Mezzodì a collezionare cime per la paura di trovare vetrato, ripiego su un’ altra scalata che avevo in programma per questa estate. Il possente torrione della Cima della Gardesana si erge al confine tra la Val Zoldana e l’ Agordino, dividendo con la sua cresta e la Cima de le Forzelete l’ erboso circo glaciale del Van de la Gardesana dalle sterminate ghiaie del Vant de le Forzele più in basso a nord. Sembra una cima poco frequentata, forse anche a causa dell’ avvicinamento lungo e faticoso, ma offre una salita piuttosto divertente e una grande varietà di panorami, dalle vicine cime del gruppo del S. Sebastiano – Tamer ai giganti delle Dolomiti in lontananza. La via normale, che segue in buona parte la cresta nordest, si svolge per cenge e canalini friabili e talvolta esposti ma non molto difficili, presentando come massime difficoltà uno o due passaggi attorno al II grado.

Lascio la macchina al piazzale nei pressi di Malga Caleda Vecchia, poco sotto al Passo Duran sul versante agordino, prendendo il sentiero dell’ Altavia n. 1 diretto al Rifugio Pramperet. Si scorre lungamente in falsopiano tra le ombre del bosco, che la luce della prima mattina fatica a penetrare, arrivando ai vasti ghiaioni e macereti dei pendii sudoccidentali dei Tamer. Qui il panorama improvvisamente si apre: continuo in costa sul sentiero sotto le possenti pareti già in vista di Forcella Larga, sospesa sopra a un ripido ghiaione. Nella direzione opposta si stende tutta la verde  vallata agordina, ai piedi del tozzo dosso mugoso del Monte Zelo, che ho visitato in compagnia di amici solo pochi giorni prima.

Forcella de le Laste tra Tamer e Cima de le Forzelete
Forcella de le Laste tra Tamer Grande e Cima de le Forzelete

Un cacciatore solitario appostato in attesa della preda è il primo essere umano che vedo, e sarà anche l’ unico fino al ritorno a valle. Lo saluto con un cenno silenzioso continuando lungo il sentiero, che abbandono poco dopo per prendere la traccia che risale laboriosamente verso Forcella Larga. Da qui realizzo che la bastionata compatta sulla sinistra dell’ artiglio rapace di Cima de le Forzelete, che avevo scambiato per una cima a sè stante, altro non è che il verticale e pressochè impraticabile lato ovest della Forcella delle Laste che fa da testata al Vant de le Forzele assieme ai Tamer.

Il ghiaione alterna tratti con pietre minuscole e franose ad altri con sassi più grossi, risultando eccezionalmente antipatico sia da salire che da ridiscendere. Poco sotto la forcella il canalone si fa più erto, e conviene tenersi a ridosso delle pareti in modo da potersi aiutare con le mani quando necessario. Risalgo gli ultimi faticosissimi metri, e davanti ai miei occhi si apre la piana incantata del Van de la Gardesana.

Gli Spiz e il Bosconero dal Van de la Gardesana
Gli Spiz e il Bosconero dal Van de la Gardesana

L’ ocra delle loppe autunnali è interrotto dalla dolomia bianca di innumerevoli massi erratici, portati fin qui da un antico ghiacciaio. Cammino senza fretta nel campo di macigni, avvolto da una calma quasi innaturale, assaporando il panorama e il tepore del sole autunnale mentre recupero le forze per la salita ormai imminente. Non un suono, non un’ anima, solo io e le montagne. Passate le cime a me ignote del Talvena e del Moschesin, mi ritrovo davanti gli Spiz di Mezzodì e poi tutto il gruppo del Bosconero, con gli Sfornioi disposti a ventaglio e l’ inconfondibile prua del Sassolungo di Cibiana che fa capolino dietro di essi. Non riesco a trattenere una certa commozione alla vista di questi monti, teatro di avventure passate, di momenti di trepidazione e bei ricordi.

Arrivo in prossimità della cresta nordest della Gardesana, punto di attacco della normale, e compaiono anche i giganti delle Dolomiti alti sopra la Val Zoldana. Inizio a salire lungo la cresta trovando quasi subito numerosi rassicuranti ometti, che mi portano a traversare per banche ghiaiose verso sud superando un passaggio discretamente esposto in corrispondenza dell’ imbocco di un canale e innestandomi dopo poco in un ampio canalone detritico che scende verso il Van in maniera piuttosto agevole. Ne prendo nota come possibile scorciatoia per il ritorno, e continuo a salire per canalini e salti di roccia poco difficili. Arrivo a una breve cengia dal fondo infido che va ad aggirare la sommità di un canalone con un passaggio piuttosto esposto. Dà un po’ da pensare, ma non è difficile, e lo supero agilmente abbassandomi di qualche metro fino a un ripiano alla testata del canale e risalendo dall’ altra parte su terreno più abbordabile.

Tamer e Forzela de le Laste
Tamer e Forcella delle Laste

Aggiro con facile arrampicata un caratteristico muretto che precede una seconda corta cengia, per poi salire un altro canalino appoggiato seguito da alcuni saltini di roccia friabile che mi portano appena sotto alla vetta. Scalo l’ ultima paretina strapiombante di due o tre metri sul II grado e arrivo sui pendii detritici della cima; un po’ di equilibrismo tra sassi e ghiaino e raggiungo l’ ometto di vetta.

Ai panorami che mi hanno accompagnato lungo la salita si aggiunge ora il particolarissimo ponte di roccia che caratterizza su questo versante Forcella delle Laste, stretta tra la sinuosa Cima de le Forzelete e le belle cenge parallele dei Tamer. Lo sguardo spazia tutto attorno, impedito solo dalle limitrofe cime del S. Sebastiano e dei Tamer e dalla possente mole del Castello di Moschesin, dal nome quanto mai appropriato. Le cenge del Pelmo sono già delineate dalle prime nevi, che ornano pure Civetta e Antelao. All’ orizzonte le Tofane, il Sorapis e le Pale di S. Martino fanno da quinte a questo spettacolo di cime.

Pelmo e Civetta
Pelmo e Civetta

Trovo il libro di vetta in un barattolo dentro a un grosso ometto, uno striminzito blocchetto che testimonia la scarsa frequentazione di questo monte stupendo. Il tempo di sbranare un panino e mi rimetto in marcia, ripercorrendo i miei passi con calma e concentrazione. Arrivato all’ ultimo canalone prendo la scorciatoia, scendendo nel Van de la Gardesana un po’ più vicino a Forcella Larga ed evitando un passaggio piuttosto scabroso su ghiaie esposte. Tornando verso la forcella prendo nota mentalmente di alcuni enormi massi accatastati che formano un antro spazioso, eccellente ricovero in caso di bivacco.

I miei piani per la giornata non finiscono qui: voglio raggiungere la frastagliata cresta delle Forzelete per verificare se sia effettivamente possibile il collegamento con il Vant de le Forzele e Forcella La Porta come indica la guida, e in caso affermativo scendere fin lì per poi salire al Tamer Grande. Arranco fino in cima al ripido ghiaione che sale da Forcella Larga e guadagno la cresta, ornata da aguzzi spuntoni e particolari formazioni rocciose. La discesa in versante opposto appare ardua: un canalino precipita vertiginosamente verso le ghiaie sottostanti, e non sembra praticabile senza manovre di corda. Guardandomi intorno trovo un canale addossato alle pareti della Gardesana dove il transito sembra più probabile, ma non si riesce a vedere come termini più in basso e non me la sento di avventurarmi alla cieca.

Il Castello di Moschesin
Il Castello di Moschesin

La salita al Tamer dovrà attendere un altro giorno, ma questa faticosa digressione non è stata priva di frutto: vista da qui la Gardesana ha una forma particolare e attraente, come un torrione cilindrico al termine di un muro di cinta, che ben si accompagna alla maestosa fortezza del Pelmo in lontananza. Rientro a Forcella Larga per iniziare la lunga discesa, mentre il sole del tardo pomeriggio gioca sulle pareti chiare del Castello di Moschesin.

Arrivo alla macchina poco prima del tramonto, soddisfatto e con la mente che ribolle di progetti futuri: Cima Forzelete e il Castello di Moschesin meritano sicuramente una visita, e finalmente ho visto con i miei occhi le banche del versante est del Tamer, che conoscevo solo dal libro di Mason. Più esploro questo angolo di monti e più ne rimango affascinato: non vedo l’ ora di tornare, c’è ancora così tanto da scoprire!

 

 

 

 

 

 

Forcella delle Laste dall' AV 1
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1 commento su “Monti solitari e malinconia autunnale: Cima della Gardesana, 2446 m

  1. bella ricostruzione della salita che anch’io avevo programmato ma che non ho potuto salire. Ho arrampicato invece il Tamer e il Castello di Moschesin e altre vette del gruppo. In effetti sono montagne di tutto rispetto. Per il prossimo anno l’impegno sarà per la cima descritte e per gli Spiz.

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