L'Antelao all'alba dietro alle Zime de Cajada, dalla quota 1766 m delle Crode de la Racheta, 06/01/2019

Esplorando la foresta di Cajada, parte I: Crode de la Racheta 1776 m da Sud e Cima Tanzon da Nord

L’ampia conca boschiva di Cajada e le cime che la delimitano costituiscono un’area estremamente pregiata dal punto di vista panoramico e naturalistico, dove è possibile incontrare branchi numerosi di cervi e camosci, la Salamandra atra e non è affatto infrequente l’avvistamento dell’aquila.
Le informazioni su quest’area presenti sull’ottima guida della Schiara di Piero Rossi, meno complete e sistematiche rispetto alla media di quel libro, sono state integrate negli scorsi anni dall’eccellente serie di articoli pubblicati da Pietro Sommavilla e Bepi Nart su Le Alpi Venete. Eppure anche questi articoli lasciano ancora lo spazio per dire qualcosa di inedito, vie di salita alle cime e passaggi da camosci che, pur essendo probabilmente già stati percorsi in passato (la zona è stata frequentata fin dai tempi antichi da cacciatori, pastori e boscaioli), non sono mai stati relazionati ed aspettavano di essere riscoperti autonomamente.
Sono percorsi di stampo venatorio, dalle difficoltà alpinistiche moderate o basse ma generalmente su terreno impervio, spesso suggeriti dai movimenti dei branchi di camosci che popolano gli erti pascoli sopra la foresta. Inizierò parlando dei primi due che ho individuato e verificato, con ogni probabilità i meno ardui, in futuro aggiungerò altri articoli alla serie man mano che riuscirò ad esplorare gli altri percorsi che ho ipotizzato.

La Torre di Pescors all'alba da Cima Tanzon, 28/04/2018

Se non riesce alla prima, provaci ancora: Torre di Pescors 1950 m

La Torre di Pescors è l’estetica zanna con cui termina l’insieme caotico di guglie e pilastri a canne d’organo che sostengono la spalla erbosa della Pala Bassana, lungo la cresta orientale del Pelf. Una vetta secondaria e dalla quota modesta, che tuttavia cattura lo sguardo e l’immaginazione grazie alla sua sagoma ardita e rapace e all’esclusività della sua vetta, custodita da una via normale breve ma piuttosto selettiva, sia per la pura difficoltà tecnica che per il terreno insidioso su cui si svolge. Pur essendo nel complesso più rocciosa e “convenzionale” della normale al Sass de Mel poco distante, impegna maggiormente dal punto di vista tecnico e richiede comunque dimestichezza con il complesso mix di roccia e ripidi verdi tipico delle cime che orlano la conca di Cajada.

Il repulsivo versante sud-ovest del monte, dove corre la via normale.

Alle montagne della follia: Sass de Mel 2075 m

Quando ho visto per la prima volta il Sass de Mel ne sono subito rimasto affascinato, un enorme macigno apparentemente inespugnabile, custodito ovunque da pareti di roccia friabile e dirupi di erba verticale difficilmente proteggibili. L’unico punto debole, la parete che precipita su Forcella Caneva, una sequenza enigmatica di esili cengette e ripidissimi canali di rocce inerbate che permette di guadagnare i prati sospesi che scendono dalla vetta. La difficoltà tecnica è moderata, concentrata principalmente in pochi metri di II grado, ma è esacerbata dal terreno infido e dall’esposizione costante che non concede tregua per buona parte della salita.

Ogni volta che mi avventuravo nella foresta di Cajada il Sass de Mel era lì davanti ai miei occhi, una sfida che ancora non osavo raccogliere. Arriva l’ultimo finesettimana di settembre, forse l’ultimo utile prima che arrivi la neve; forte dell’esperienza di due anni passati a ravanare dietro ai camosci tra le Dolomiti Bellunesi e quelle friulane mi decido a tentare la salita: se non sono pronto adesso non lo sarò mai.

La cresta che congiunge Cima Leadicia al Burlaton, dalla vetta di quest'ultimo.

Due giorni per greppi con l'Orso Gongo: In cresta dal Burlaton a Cima Leadicia

Da due anni a questa parte Ongo organizza in giugno la Greppata, un’escursione di due giorni nel suo stile ardimentoso e fortemente esplorativo, nella zona grigia tra escursionismo e alpinismo fatta di passaggi esposti da camosci, terreni insidiosi e arrampicata facile ma delicata spesso in ambiente vegetominerale. L’itinerario proposto per l’edizione di quest’anno era la traversata da Casera Senons a Casera Charpin passando per la cresta erbosa che congiunge il Burlaton a Cima Leadicia e separa il Canal Grande di Meduna dalla Val del Vuar e dal Canal Piccolo, tornando indietro il giorno successivo per il vecchio sentiero CAI 393 – dismesso da decenni – che corre sulle sponde del Canal Grande. Come dice Giorgio, un’avventura degna di essere raccontata ai nipoti.

La panoramica parte iniziale del Zengion.

Il richiamo dell'abisso: Il Zengion del Col Pizzon

— E se metti male un piede, cosa fai?

— Un cratere, suppongo.

Mentre ripenso al discorso con mia madre la sera prima, striscio centimetro dopo centimetro lungo l’esile scampolo d’erba secca che mi separa dalla Val Pegolera qualche centinaio di metri più in basso. È il passaggio chiave del Zengion: un arditissimo passo del gatto da affrontare carponi sotto la parete strapiombante, la cengia – già ostica e pericolosa nel complesso – ridotta a misera cornice su un baratro di loppe verticali. Abbiamo una corda, ma in mancanza di un ancoraggio solido non servirebbe a nulla: qui contano solo il piede fermo e il sangue freddo. Mi rialzo in piedi, sorrido a Michele che sta filmando. Sono passato.

Il Pelmo dalla cengia

Davanti al Caregon del Padreterno: Sulle cenge del Penna, 2196 m

Sopra Zoppè di Cadore svetta immenso il Pelmo, a mio parere il monte più maestoso di tutte le Dolomiti, definito appropriatamente il Caregon del Padreterno. Il modesto e pianeggiante Monte Penna giace prostrato di fronte ad esso, ulteriormente sminuito da tanta imponenza; se il Pelmo è il trono, il Penna si può definire il poggiapiedi, per estendere il paragone. Eppure oggi la mia meta è proprio lui: questo monte a prima vista così poco interessante ha da offrire un esteso sistema di cengioni erbosi, regno di camosci, che si sviluppa lungo i versanti ovest e sud facendo da spettacolare balcone panoramico su tutti i principali gruppi montuosi della zona.

I selvaggi dirupi boscosi attraverso i quali si sviluppa il percorso, visti dal Pizzocco, 11/12/2016

Tra i monti di cacciatori, pastori e fuggitivi: La Cengia dei Contrabbandieri

Gli inospitali Monti del Sole sono solcati da più cenge di quante se ne possano percorrere in una vita intera; alcune di interesse puramente alpinistico o paesaggistico, altre invece che attirano per il loro legame con vicende storiche e con la quotidianità della dura vita nei monti di un tempo. A quest’ultima categoria appartiene la Cengia dei Contrabbandieri, che taglia gli intricati dirupi a sud-ovest del Tornon di Peralora. Un tempo rischioso passaggio di cacciatori e partigiani, dopo la creazione del Lago del Mis è rimasto il più diretto collegamento tra Casera Nusieda e Casera Nandrina, e da lì verso la zona di Gena Alta. Si tratta comunque di una traversata lunga e avventurosa, in cui l’orientamento preoccupa più dell’esposizione in sé, che pure è notevole in alcuni tratti.

Roa Bianca dalla Val dei Forti - 30/10/2016

Problemi di orientamento e incontri inattesi: Val del Burt e Roa Bianca (quasi)

Procedo lentamente sotto le pareti della Roa Bianca, roccia nuda e butterata addobbata con festoni di mughi e ghiaccioli scintillanti. Il Portelin de l’Egua si staglia contro il cielo al culmine di questo valloncello erboso dimenticato, nemmeno degno di un nome sulla Tabacco, frequentato dai pochi che ambiscono a questa cima secondaria. Il clima insolitamente freddo di questi giorni, che ha risparmiato la Val Falcina e la parte bassa della Val del Burt, è stato meno caritatevole su questo versante ombroso: le loppe spuntano qua e là dalla poca neve, e le rocce sono ricoperte di infido vetrato. La traccia nell’erba che sto seguendo è l’unico segno di presenza umana; l’unico rumore, lo scricchiolio lieve dei miei passi sul nevischio intervallato dall’occasionale caduta di qualche ghiacciolo. Un’orma di scarpone nella neve rompe l’ incanto e stuzzica la mia curiosità: che qualcun altro stia vagando proprio oggi per questi luoghi solitari? E com’è possibile che mi stia precedendo, se lungo tutto il percorso non ho incontrato nessuno? Alla mia partenza il parcheggio dell’area pic-nic era deserto, e non conosco altre vie d’accesso alla valle. Accelero il passo verso la forcella.

Cima della Gardesana da Le Forzelète

Monti solitari e malinconia autunnale: Cima della Gardesana, 2446 m

Il possente torrione della Cima della Gardesana si erge al confine tra la Val Zoldana e l’ Agordino, dividendo con la sua cresta e la Cima de le Forzelete l’ erboso circo glaciale del Van de la Gardesana dalle sterminate ghiaie del Vant de le Forzele più in basso a nord. Sembra una cima poco frequentata, forse anche a causa dell’ avvicinamento lungo e faticoso, ma offre una salita piuttosto divertente e una grande varietà di panorami, dalle vicine cime del gruppo del S. Sebastiano – Tamer ai giganti delle Dolomiti in lontananza. La via normale, che segue in buona parte la cresta nordest, si svolge per cenge e canalini friabili e talvolta esposti ma non molto difficili, presentando come massima difficoltà uno o due passaggi attorno al II grado.

L'alta Val Sófia

Primo contatto con i Monti del Sole: Forcella Zana per la Val Sófia, 1670 m

Arrivano i primi giorni di freddo a imbiancare le cime più alte delle Dolomiti, segnalando l’ inizio del periodo più propizio per l’ esplorazione di un gruppo montuoso che mi affascina da tempo: i selvaggi Monti del Sole dell’ Agordino. Cime basse e semisconosciute, orrendamente selvagge e dirupate, frequentate da pochi amanti del genere che affrontano dislivelli brutali, orde di zecche e difficoltà spesso al limite dell’ alpinismo per esplorare le cenge e le forre di cui la zona è ricca. Come meta di questa prima incursione, mi serve qualcosa di relativamente facile – nei Monti del Sole non esiste nessun percorso davvero facile – e che mi permetta di osservare dal vivo un buon numero di cime, valli e forcelle per poter interpretare più facilmente le mappe e le indicazioni per i miei vagabondaggi futuri. La scelta cade su Forcella Zana.